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ANTOLOGIA A63

V.5

N. XIII. Gennajo 1822.

AI LETTORI

L'EDITORE.

Nel rinnovare l'impegno da me contratto col pubblico

fino dal 20 del settembre dell' anno 1820, stimo opportuno il rammentare come avesse nascimento la mia impresa, quali modificazioni credei dover successivamente fare al prinio disegno del mio giornale, quali fossero le mie intenzioni, quali le mie future speranze.

Vari tentativi d'esito infelice, fatti in Toscana per istabilirvi un giornale, avevano disanimato il pubblico non meno che i letterati, ed era invalsa l' erronea opinione che qualsiasi opera periodica non saprebbe a prospero fine condursi in questa bella provincia d'Italia. Pure i dotti, che dovevano soccorrerla coi loro scritti, e il pubblico, che doveva col farne acquisto sostenerla, men rettamente giudicarono delle vere cagioni per le quali coloro,che collo stesso scopo mi precederono,non ottennero il desiderato successo; obliando che monsignor Fabbroni continuò per più anni, e sempre con decoro il suo Giornale de' letterati. Comunque siasi, senza intimidire per gli antecedenti men prosperi successi, e fortificato

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dall'aiuto che a me somministrava il mio Gabinetto scientifico e letterario, ebbi cuore di battere la stessa via: ma perchè il pubblico avesse sicurtà che io non gli prometteva al di là di quel che le mie forze mi permettevano di attenere, mi ristrinsi allora a raccogliere semplici traduzioni di estratti di libri e di giornali scritti in lingue oltramontane, riserbandomi a cambiare il mio primo proponimento tosto che la fiducia del pubblico, e la cooperazione de' letterati mel perinettessero. Frattanto era però mestieri il cominciare, e facendolo con piccolissimo numero di soscrizioni, mostrai d'aver io l'animo e i mezzi necessari per attender dal tempo un miglior successo della mia impresa, e guadagnare nella fiducia del pubblico.

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E questa mi si fece manifesta più sollecitamente ch' io non avrei creduto, e concorsero nel mio intento i letterati all'aiuto de' quali aspirava Oltre a ciò volle la mia buona ventura che un insigne personaggio, ilquale aveva concepito un progetto quasi simile a quello che io effettuava, avvisò che maggiore, utile alla cosą pubblica renderebbe soccorrendomi, anzi che farsi mio competitore; e quindi rinunziando nobilmente al suo pensiero, comecchè fornito di mezzij infinitamente superiori a' miei, e non bisognoso per istato e per facoltà di depender dal provento delle soscrizioni, mi fece schivare una pericolosa concorrenza,

Il perchè fin dal 20 aprile dell'anno decorso fui in istato di avvisare i miei Associati che l' Autologia da quel tempo in poi diverrebbe essenzialmente una collezione di scritti italiani originali: e fin d'allora 'poche furono le pagine che contenessero traduzioni.

Ne vane riuscirono le mie speranze, e le promesse sulle quali io le aveva fondate; ed ebbi il contento di

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vedere che l'Antologia, nelle tre prime distribuzioni della quale molte cose vi si desideravano, andava ogni giorno acquistando nuovo favore e nuova opinione dal pubblico. E se fu opera mia la puntualità e l'esattezza con cui le distribuzioni succederono, fu opera solo dei miei benevoli ed illustri amici il notabile miglioramento del mio giornale. Ogni mese io ho la sorte di acquistare qualche nuovo cooperatore; cosicchè prendo fidanza che l'Antologia diverrà in breve tutta nazionale, onde giustificar completamente l' aspettativa de' miei Associati.

Io non posso però nascondere che sebbene il numero di questi sia sensibilmente cresciuto da sei mesi in poi, il mio Giornale non è per anco incoraggiato quanto bisognerebbe, per dargli tutta l'estensione di cui è suscettivo. Ma non per questo io sono meno fermo nel persistere nel mio intraprendimento, persuaso che perseveranza vince qualunque ostacolo. Dopo che uomini di sommo merito mi confortano e mi soccorrono coll' opera loro, non temo che possa tacciarsi di presunzione il mio proponimento e la mia speranza, di veder nuovi Associati favorir le mie sollecitudini, onde far prosperare sulle rive dell'Arno un giornale che mancava alla Toscana, e che doveva adempire il voto unanime degl' Italiani.

Io rinnovo a tutti gli scrittori italiani le mie preghiere di considerar l' Antologia come una collezione nazionale, presta sempre a pubblicare i bei frutti del loro ingegno, dei loro studi, delle loro osservazioni. E nel promettere loro di nuovo il più religioso silenzio sul nome di coloro, cui non piacesse farsi conoscere, mi trovo in dovere di dichiarare che, posto un pari merito delle scritture, darò prima luogo a quelle sottoscritte da' loro autori, importando per tutte le ragioni e al giorna

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