Ma poichè 'l re crudel vide occultarse Quel che peccato de' Fedeli ei pensa; Tutto in lor d'odio infellonissi, ed arse D'ira e di rabbia immoderata immensa. Ogni rispetto oblia, vuol vendicarse, (Segua che puote) e sfogar l' alma accensa, Morrà, dicea, non andrà l'ira a voto, Ne la strage comune il ladro ignoto. XII.
Pur che 'l reo non si salvi, il giusto pera E l'innocente. Ma qual giusto io dico ? E' colpevol ciascun, nè in loro schiera Uom fu già mai del nostro nome amico. S'anima v'è nel novo error sincera, Basti a novella pena un fallo antico. Su su, fedeli miei: su via prendete Le fiamme e'l ferro, ardete ed uccidete. XIII.
Cosi parla a le turbe: e se n'intese La fama tra' Fedeli immantinente, Ch' attoniti restar'; sì gli sorprese Il timor de la morte omai presente. E non è chi la fuga o le difese, Lo scusare o'l pregare ardisca o tente. Ma le timide genti e irresolute, Donde meno speraro, ebber salute.
Vergine era fra lor di già matura Verginità, d'alti pensieri e regj, D'alta beltà; ma sua beltà non cura, O tanto sol quant' onestà sen fregj. E''l suo pregio maggior, che tra le mura D'angusta casa asconde i suoi gran pregj; E de' vagheggiatori ella s'invola
A le lodi agli sguardi inculta e sola.
Pur guardia esser non può che 'n tutto celi Beltà degna ch'appaja, e che s' ammiri ; Nè tu il consenti, Amor, ma la riveli D'un giovinetto ai cupidi desiri.
Amor, ch' or cieco or Argo, ora ne veli Di benda gli occhj, ora ce gli apri e giri; Tu per mille custodie entro a' più casti Verginei alberghi il guardo altrui portasti
Colei Sofronia, Olindo egli s'appella, D'una cittade entrambi e d'una fede. Ei che modesto è si com'essa è bella, Brama assai, poco spera, e nulla chiede; Nè sa scoprirsi o non ardisce: ed ella O lo sprezza o nol vede o non s'avvede. Così fin ora il misero ha servito O non visto o mal noto o mal gradito.
S'ode l'annunzio intanto, e che s'appresta Miserabile strage al popol loro.
A lei che generosa è quanto onesta, Viene in pensier come salvar costoro, Move fortezza il gran pensier, l'arrestą Poi la vergogna e'l virginal decoro : Vince fortezza; anzi s'accorda, e face Se vergognosa, e la vergogna audace. XVIII.
La vergine tra'l volgo uscì solerta, Non copri sue bellezze, e non l'espose: Raccolse gli occhj, andò nel vel ristretta Con ischive maniere e generose.
Non sai ben dir, s'adorna o se negletta, Se caso od arte il bel volto compose: Di natura, d'amor, de' cieli amici Le negligenze sue sono artifici.
Mirata da ciascun passa, e non mira L'altera donna, e innanzi al re sen viene: Ne perchè irato il veggia, il piè ritira, Ma il fiero aspetto intrepida sostiene. Vengo, signor, gli disse (e intanto l'ira Prego sospenda, el' tuo popolo affrene > Vengo a scoprirti, e vengo a darti preso Quel reo che cerchi, onde sei tanto offeso..
A l'onesta baldanza, a l'improvviso Folgorar di bellezze altere e sante, Quasi confuso il re, quasi conquiso Frenò lo sdegno, e placò il fier sembiante. S'egli era d'alma, o se costei di viso Severa manco, ei diveniane amante: Ma ritrosa beltà ritroso core
Non prende; e sono i vezzi esca d'amore XXI.
Fu stupor, fu vaghezza, e fu diletto, S'amor non fu, che mosse il cor villano. Narra, ei le dice, il tutto. Ecco io commetto Che non s'offenda il popol tuo cristiano. Ed ella: il reo si trova al tuo cospetto; Opra è il furto, signor, di questa mano: Io l'imagine tolsi: ia son colei
Che tu ricerchi; e me punir tu dei. XXII.
Così al publico fato il capo altero Offerse, e'l volse in se sola raccorre. Magnanima menzogna, or quando è il vero Si bello, che si possa a te preporre ? Riman sospeso, e non si tosto il fero Tiranno a l'ira, come suol, trascorre. Poi la richiede: io vuo' che tu mi scopra Chi diè consiglio, e chi fu insieme a l' opra.
Non volsi far de la mia gloria altrui Neppur minima parte, ella gli dice: Sol di me stessa io consapevol fui, Sol consigliera e sola esecutrice. Dunque in te sola, ripigliò colui, Caderà l'ira mia vendicatrice.
Disse ella: è giusto: esser à me conviene, Se fui sola a l'onor, sola a le pene.
Qui comincia il tiranno a tisdegnarsi ; Poi le dimanda: ov' hai l'imago ascosa? Non la nascosi, a lui risponde, io l'arsi; E l'arderla stimai laudabil cosa.
Così almen non potrà più violarsi Per man de' miscredenti ingiuriosa, Signore, o chiedi il furto, o 'l ladro chiedi; Quel non vedrai in eterno, e questo il vedi.
Benchè nè furto è il mio, nè ladra io sono; Giusto è ritor ciò ch'a gran torto è tolto. Or questo udendo, in minaccevol suono Freme il tiranno, e'l fren de l'ira è sciolto. Non speri più di ritrovar perdono
Cor pudico, alta mente, o nobil volto: E indarno Amor contra lo sdegno crudo Di sua vaga bellezza a lei fa scudo.
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